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Ministero condannato: 600mila euro per maresciallo morto d’amianto

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Nel maggio 2025, il Tar del Friuli Venezia Giulia ha condannato il Ministero della Difesa a risarcire con oltre 600mila euro i familiari di un maresciallo triestino. Il militare è morto nel 2015 per mesotelioma pleurico, dopo anni di servizio all’interno di strutture della Marina Militare. La sentenza attribuisce la responsabilità all’Amministrazione, colpevole di non aver tutelato adeguatamente la salute del proprio dipendente, pur conoscendo da tempo la pericolosità dell’amianto.

Maresciallo morto per amianto: il Tar condanna il Ministero della Difesa

Oltre 600mila euro di risarcimento ai familiari. La sentenza riconosce la responsabilità dell’Amministrazione per esposizione professionale durante il servizio

Una nuova sentenza condanna il Ministero della Difesa per i danni causati dall’esposizione all’amianto. Il Tar del Friuli Venezia Giulia, con una decisione depositata nei giorni scorsi, ha riconosciuto un risarcimento superiore ai 600mila euro ai familiari di un maresciallo triestino deceduto nel 2015 per mesotelioma pleurico, una forma tumorale aggressiva provocata dall’inalazione di fibre di amianto.

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Il sottufficiale ha lavorato per decenni in strutture della Marina Militare. Secondo quanto emerso in giudizio, ha operato in ambienti contaminati da materiali contenenti amianto, senza ricevere informazioni o protezioni adeguate. Il Tar ha ritenuto fondate le tesi dei legali della famiglia. L’Amministrazione, pur conoscendo i rischi dell’amianto, non ha adottato misure sufficienti per proteggere il personale.

La notizia è stata riportata da Il Piccolo e ripresa da numerose testate nazionali, tra cui Il Fatto Quotidiano (fonte).

La pronuncia si inserisce in un filone giurisprudenziale consolidato. Sempre più tribunali riconoscono la responsabilità dello Stato per le patologie contratte dai militari esposti all’amianto durante la carriera. In molti casi, le malattie compaiono a distanza di anni, spesso dopo il pensionamento, rendendo difficile la ricostruzione delle condizioni operative.

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Il parallelo con l’uranio impoverito: la battaglia dei militari ammalati

La vicenda dell’amianto richiama quella, altrettanto drammatica, dei militari italiani esposti all’uranio impoverito durante missioni nei teatri esteri. Anche in questo ambito, molti hanno presentato richieste di risarcimento e riconoscimento della causa di servizio. Diversi militari hanno sviluppato gravi patologie, spesso oncologiche, dopo il rientro da missioni nei Balcani e in Medio Oriente.

Le famiglie chiedono da anni verità, tutele e giustizia. Il Parlamento ha istituito più volte commissioni d’inchiesta, ma i risultati ottenuti restano limitati. Le sentenze favorevoli, come quella recente sull’amianto, potrebbero aprire nuovi spazi per il riconoscimento di responsabilità anche in relazione all’uranio impoverito. Questo tema continua a essere fortemente sentito dall’opinione pubblica e dalle associazioni dei familiari delle vittime.

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