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Prezzi al consumo ottobre 2025: inflazione 1,2%, energia in calo, carrello in rallentamento (fonte ISTAT) Prezzi al consumo ottobre 2025: inflazione 1,2%, energia in calo, carrello in rallentamento (fonte ISTAT)

Ottobre 2025: inflazione 1,2%, caro vita in rallentamento?

ISTAT: l’inflazione scende all’1,2% a/a. Energia regolamentata in calo, carrello +2,3%, core al 2,0%. Cosa significa per il caro vita di famiglie e imprese.
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I dati rilevati da ISTAT indicano un calo dei prezzi al consumo e un carrello della spesa in ribasso rispetto ad altri periodi dell’anno. Il rapporto indica un contenimento dell’inflazione.

Prezzi al consumo, ottobre 2025: inflazione al 1,2%, energia in calo e carrello più leggero

Dati ISTAT, stime preliminari su NIC e IPCA. Focus su impatti per il caro vita, ecco cosa dicono i numeri:

L’inflazione rallenta sensibilmente a +1,2% su base annua, vicino ai livelli di fine 2024. La frenata è trainata dagli energetici regolamentati, che passano da +13,9% a -0,8% tendenziale (e -6,7% congiunturale), e dagli alimentari non lavorati, che scendono a +1,9% (da +4,8%). Rallentano anche i servizi legati ai trasporti (+2,0% da +2,4%), mentre risultano in lieve accelerazione i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+3,3% da +3,1%).

Impatto sul caro vita: energia in discesa, carrello in rallentamento, servizi ancora sostenuti

L’impatto sul caro vita si riflette innanzitutto sulle bollette: la correzione degli energetici regolamentati (elettricità e gas nel mercato tutelato) alleggerisce il capitolo abitazione e utenze, con un contributo visibile alla flessione mensile (−0,8% per la divisione abitazione, acqua, elettricità e combustibili). Anche la spesa alimentare beneficia del raffreddamento degli alimentari non lavorati, che porta il “carrello” al +2,3% tendenziale; restano però più tenaci gli alimentari lavorati, in lieve aumento congiunturale (+0,4% m/m) e con una crescita annua stimata intorno al +2,8%, determinando effetti più persistenti sui bilanci familiari. Sul fronte dei servizi, la dinamica stabile al +2,6% su base annua continua a pesare più dei beni (+0,2%), ampliando il differenziale a +2,4 punti percentuali: alloggio, ristorazione e cura della persona rimangono dunque le voci che, più dei beni, alimentano la percezione del caro vita.

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Beni energetici: dove si risparmia e dove no

Per i beni energetici, la componente regolamentata evidenzia una marcata discesa, trainata dal rallentamento di elettricità e gas nel tutelato: è il principale motore della variazione -0,3% dell’indice generale su base mensile. La componente non regolamentata resta in calo su base annua (-5,1%), ma mostra una lieve risalita rispetto a settembre, complice la tenuta di benzina e gasolio, con flessioni meno accentuate.

Carrello della spesa e acquisti frequenti

Il carrello (beni alimentari e prodotti per la cura della casa e della persona) rallenta a +2,3% su base annua, in decelerazione rispetto al +3,1% di settembre. Anche l’indicatore degli acquisti frequenti — che comprende voci come carburanti, alimentari, ristorazione e affitti — si attesta a +2,3% a/a, fornendo una misura immediata della pressione sui prezzi percepita alla cassa. In sintesi, la spesa ricorrente resta in crescita ma con un ritmo più moderato, coerente con il raffreddamento osservato su alcune componenti alimentari e con il calo degli energetici regolamentati.

Inflazione di fondo: resistenza al 2,0%

L’inflazione di fondo resta al 2,0%: segnala che, al netto di energia e alimentari freschi, le pressioni di prezzo non sono scomparse. Per famiglie e imprese, significa che i listini “di base” dei servizi e dei beni non energetici si sono raffreddati ma non si sono fermati.

NIC vs inflazione di fondo: che differenza c’è?

Il NIC (indice nazionale dei prezzi al consumo) misura l’inflazione complessiva dell’intero paniere, includendo energia e alimentari freschi. In ottobre si attesta a +1,2% tendenziale, valore compresso soprattutto dalla discesa degli energetici regolamentati.

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L’inflazione di fondo (core) esclude energia e alimentari freschi per isolare la componente più stabile dei prezzi, dominata da servizi e beni non energetici. Per questo resta al 2,0%, segnalando dinamiche più “appiccicose” su queste voci.

In breve: l’energia che scende abbassa il NIC, ma non entra nella core, che quindi rimane più alta.

IPCA: confronto europeo e prezzi “percepiti”

L’IPCA (indice armonizzato dei prezzi al consumo) scende a +1,3% a/a (-0,2% m/m). È l’indice comparabile a livello UE: il calo rafforza l’idea di una dinamica prezzi più contenuta, ma con persistenza nei servizi. Per il consumatore, l’impatto è duplice: bollette e alcuni alimentari meno pressanti, ma spese di servizi ancora sopra la media generale.

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Approfondimento:

Fonte: ISTAT – Prezzi al consumo (dati provvisori), ottobre 2025.


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