Riduzione spesa militare a un punto percentuale
Una riduzione che potrebbe creare difficoltà in ambito Nato.
La spesa militare per i paesi del patto atlantico è da tempo considerata importante. Tanto importante che a luglio del 2018 il presidente Trump invitava tutti i membri Nato ad un incremento degli investimenti per la difesa.
Proponiamo un estratto del seguente articolo la cui completezza può essere letta seguendo il link indicato a fine pagina.
L’impegno assunto nel vertice della Nato del Galles del settembre 2014 di spendere per la difesa entro il 2024 il 2% del Pil; e, al suo interno, il 20% per gli equipaggiamenti disatteso dai Governi Renzi, Gentiloni. Adesso Conte, ma con una differenza: i primi due hanno cercato di incrementare il bilancio della Difesa, seppure a livello di centesimi di punto; l’attuale compagine ha deciso di ridurlo già da quest’anno e ancora di più nei prossimi.
A questo si deve poi aggiungere l’evidente disinteresse per ogni reale miglioramento dell’efficienza dello strumento militare attraverso la riduzione della quota destinata al personale che attualmente assorbe il 73% delle spese per la funzione difesa del Bilancio del Ministero, dopo essere stata nello scorso decennio intorno al 65%. Questo era, d’altra parte, uno degli obiettivi della riforma proposta dal Libro Bianco del 2015, che è ormai abbandonata.
Il criterio della quota di Pil come parametro per misurare le capacità militari di un Paese è sicuramente grossolano, ma è il più semplice e, comunque, è quello che abbiamo concordato in sede Nato. Quando si arriva a metà strada e si è molto in ritardo sul resto del gruppo, è difficile sostenere che le regole sono sbagliate e vanno cambiate.
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