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Foreign fighters miliziani ISIS

Terrorismo, militanti ISIS in rientro nel vecchio continente

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Circa 1700 foreign fighter di ritorno, interesse anche per l’Italia.

Il fenomeno dei “returnees”, ovvero i terroristi militanti dell’ISIS detti anche “Foreign Fighters” interessa anche l’Italia; in considerazione della recente relazione dei servizi segreti presentata al Parlamento il 28 febbraio.

Una notizia preoccupante, se considerata dopo l’arresto eseguito in provincia di Caserta di un Foreign Fighter, catturato mentre cercava rifugio nelle campagne della zona. Come riporta ofcs.report, l’arresto del terrorista militante dello stato islamico, sarebbe il primo caso per il nostro paese.

Residente in passato in Campania e titolare di permesso di soggiorno dal 2003 al 2012; era noto al Servizio per il contrasto del terrorismo esterno della Dcpp poiché segnalato nel 2016 dall’Aisi, i servizi segreti interni; e da Interpol in una lista di combattenti partiti per unirsi ai gruppi jihadisti operanti nel teatro siro-iracheno. Nel 2017 sono partite le ricerche e nel 2018 le indagini si sono concentrate in particolare nel comune di San Marcellino, dove opera una folta comunità salafita che fa capo alla locale moschea più volte al centro delle indagini dell’antiterrorismo.

Preoccupa il numero dei militanti che potrebbero rientrare in Europa nei prossimi tempi. Non si tratta solo di uomini addestrati, ma anche di donne e bambini che hanno vissuto per tutto questo tempo in Siria.

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Infatti, la relazione dei servizi segreti definisce un numero altissimo di potenziali ritorni, come descrive analisidifesa.it, si tratterebbero di molti militanti:

I foreign fighters tornati in Europa sarebbero 1.700, dei quali 400 nei Balcani. E fra loro, dopo i trascorsi ‘al fronte’ , figurano anche “donne e minori, spose e figli” dei miliziani dell’Isis.

Relazione 2018 dei Servizi di informazione e sicurezza evidenzia che i “combattenti stranieri’ nell’area siro-irachena si attestano “intorno agli 8 mila, di cui 2.600 europei dello spazio Schengen”.

I numeri sono impressionanti, ma la pericolosità del fenomeno dei “rientri” risiede nel profilo stesso dei reduci, potenziali veicoli di propaganda e ricerca di nuovi adepti, nonché portatori di esperienza bellica e di conoscenza dell’uso di armi ed esplosivi.

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I “ritornati” appaiono propensi a raggiungere quei Paesi che, per criticità  strutturali o situazioni di endemica instabilità, finiscono con l’apparire attrattivi a quanti sono interessati a proseguire il jihad o anche solo ad eludere i controlli di sicurezza.

Uno dei paesi in cui il flusso di foregin fighters di rientro potrebbe dirigersi appare l’Afghanistan; dove la presenza di estremisti può agevolare questo flusso migratorio.

Ma in Italia come è arrivato il primo foreign fighter?

Tra le ipotesi, come descrive ofcs.report,  quella secondo cui sarebbe arrivato con uno degli sbarchi fantasma che hanno portato sul territorio nazionale migliaia di clandestini. 

Fonti: ofcs.report e analisidifesa.it

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